martedì 8 gennaio 2013

Recensione: LA STANZA BUIA di Leonard Cline (Edizioni Solfanelli)


Una interessante riscoperta, questa di Leonard Cline: scrittore, traduttore e giornalista americano nato nel 1893, autore di due raccolte di poesie e tre romanzi, tra i quali The Dark Chamber, apparso nell’agosto del 1927, un mese prima che l’autore venisse condannato a un anno di carcere per l’omicidio di un amico che lo aveva aggredito durante una lite. Cline, nel periodo di detenzione, scrisse anche sotto lo pseudonimo di Alan Forsyth; rilasciato nel luglio del 1928, fu trovato morto sei mesi dopo nel suo appartamento di New York.
Autore colto, coltissimo, aggiornato sui maggiori scrittori suoi contemporanei (cita Eliot e Hamsun, tra gli altri), con competenze musicali straordinarie (il protagonista/io narrante del romanzo è un musicista, e le pagine sulla musica sono di grande profondità e sensibilità), capace di una prosa nello stesso tempo scorrevole e immaginifica, che da un’elegante asciuttezza riesce a passare senza soluzione di continuità a un lirismo di marca quasi fitzgeraldiana (l’incipit del romanzo: “Ieri era ancora estate in città, una fine estate stanca ed estenuata, con una vaga tristezza nell’aria che si trascinava come una vecchia gonna in fondo a un fossato”) — Cline  inserisce nella migliore tradizione narrativa del romanzo “gotico” (The Dark Chamber fu particolarmente apprezzato da Lovecraft, tra gli altri) meccanismi da “giallo” con tocchi di horror, chiaramente ispirandosi a Poe.
Ma colpiscono, nel contesto della trama che ha a che fare col recupero memoriale, più di un passaggio di chiara ispirazione proustiana (“Così un odore può richiamare un altro odore collegato a un’immagine mnemonica ed evocarla nella sua interezza. Il velo si solleva per un istante, la polvere torna ad assumere le fattezze antiche, nel presente si apre uno squarcio da cui si può scorgere il passato nella sua vivida bellezza”: p. 29 — la settima e ultima parte della Recherche fu peraltro pubblicata proprio nel 1927), come pure inserti di matrice psicoanalitica (junghiana più che freudiana — Eugen Bleuler, uno dei maestri di Jung, viene citato nel libro) che confermano ulteriormente l’attenta partecipazione dell’autore alle più feconde tendenze culturali del suo tempo.
Ottime traduzione, presentazione e curatela del volume da parte di Fabrizio Sandrelli.

Sandro Naglia



Leonard Cline
LA STANZA BUIA
Traduzione e cura di Fabrizio Sandrelli
Solfanelli, Chieti, 2012
pp. 200 - Euro 15,00




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