martedì 12 luglio 2011

Recensione: IL COLORE DEL CAFFÈ di Arturo Bernava (Edizioni Solfanelli)


“... se sappiamo leggere, viviamo e passeggiamo in questo mondo come se fosse reale e  il messaggio del libro arriva al nostro cuore come se facesse parte di noi.”
E’ con questa frase del romanzo che inizia la nostra passeggiata ne Il colore del caffè di Arturo Bernava, appena uscito per le edizione Solfanelli. Il libro è innanzi tutto un romanzo: si serve di una ambientazione storica ben precisa ed efficacemente ricostruita. Siamo in Italia, nel periodo fascista, il caffè è stato bandito dalla storia ed è stato sostituito dal “ surrogato d’orzo o dal carcadè somalo.”; ma continua a sopravvivere nelle abitudini di un piccolo paese dove un giorno arriva un bravo ed onesto maresciallo. Il lettore viene piano piano inserito in questo mondo minuscolo, nel quale incontra i primi personaggi. Il caffè diventa quindi filo rosso ed elemento conduttore di un giallo: e l’intreccio sostiene numerosi caffè, perché ogni personaggio attribuisce al caffè un colore ed un significato diverso.
C’è un maresciallo Dante Modiano, Lorena una bella locandiera, un cieco, un bambino..c’è una macrostoria ben intrecciata alla microstoria del piccolo paese; ci sono inoltre proverbi ed espressioni dialettali e una ironia sottile che , come un sacchetto di spezie, aggiungono profumo al libro. Ci sono  i paesaggi descritti con sapienza, una delicatissima storia d’amore, ma c’è anche il rimando continuo ad altri autori, ad altri libri. E c’è uno sguardo cinematografico a guidare il lettore all’incontro con personaggi, per farlo avanzar nel racconto e sorprenderlo con alcuni colpi di scena.
“Ci sono dei caffè che fanno bene all’anima, o al corpo,  e altri che on fanno bene né all’uno né all’altro.” Il maresciallo si innamora e non solo del caffè; e ogni caffè ha allora un colore diverso: quello dell’amore, rosso; quello della quotidianità, nero;  rosso “ è il caffè che ha  il colore dei tuoi passi”confessa al maresciallo, la bella Lorena.
E ribadisce lo stesso concetto persino Alfredo che è cieco e vive da solo insieme a tantissimi libri: “ quando bevo il caffè sento sempre la luce che ci si è sciolta dentro, sento il giallo del sole che ha illuminato la pianta, l’argento dell’Acqua”.
Che c’è di più ovvio, di più semplice, di più amichevole e  confidenziale che offrire a qualcuno un caffè? Si stabilisce una relazione emotiva, un rapporto; ci si apre alla confidenza.
Venite a prendere un caffè con Arturo Bernava.  Leggendo questo libro, scoprirete i profumi e gli odori, la neve e le stelle, l’amore e l’inganno, la solitudine e la dolcezza. E’ un libro che si beve tutto d’un fiato, proprio come una tazzina di caffè: ma il suo sapore resta a lungo, nella memoria.

Patrizia Tocci



Arturo Bernava
IL COLORE DEL CAFFÈ
Copertina di Vincenzo Bosica
Edizioni Solfanelli

[ISBN-978-88-89756-77-5]
Pagg. 192 - € 12,00


giovedì 23 giugno 2011

Novità: NOSTALGIA TRADIMENTO AMORE di Rosa Ucci (Edizioni Tabula fati)

Rosa Ucci
NOSTALGIA TRADIMENTO AMORE
Viaggio all'interno del Tango
Edizioni Tabula fati


Il fenomeno Tango è oggi una realtà che s'impone al villaggio globale coinvolgendo tutti i ceti sociali nei tre continenti d'Asia, d'America e d'Europa.
L'autrice si chiede il perché di questo "recupero" del Tango, soprattutto ballato. Perché la gente di tutto il mondo si riversa nelle milonghe? Una domanda che conduce ad un viaggio interiore, un'esperienza di conoscenza, alla ricerca di quell'essenza, di quello "spirito" del Tango, che esprime i moti dell'"anima universale" che parlano di improvvise lacerazioni, di strisciante malinconia, di perdite, di mancanza e che contiene, altresì, intima capacità di rigenerazione. Una musica che riesce a far superare il dolore, a far accettare la perdita, a far capire la vita e spinge a cercare un adattamento a nuovi valori, a nuove misure.
Con gli strumenti della psicologia contemporanea l’autrice decodifica riti e miti del Tango svelando quel processo emozionale che, sviluppandosi in uno stato intimo e profondo, riporta alla sacralità dell'incontro, al contatto fisico, all'abbraccio, condizione oggi estranea all'uomo contemporaneo schiacciato dall'individualismo. Nel frenetico quotidiano cosa si può arrivare a scoprire attraverso il Tango? Un qualcosa di autentico, d'interiore, profondo, un momento di pace, una risposta, anche se momentanea e per lo più inconsapevole, allo stato d'inconsistenza e di vuoto. Il Tango permette quella comunicazione profonda oggi sepolta dalle ferite della frantumazione. In un mondo in crisi, la scelta del Tango da parte di una umanità sradicata e senza punti di riferimento rappresenta una rivalsa dello spirito, la lotta dell'anima che reclama ciò che le è stato strappato. Il Tango con tutto ciò che porta in sé si pone come denuncia alla storia contemporanea, sottolineando che l'uomo non può restare intrappolato in una vita senza significato, soffocato dalla massa informe del nulla.




Rosa Ucci nata a Lanciano (CH) nel 1946, si è laureata in Scienze Politiche a Bologna e in Psicologia Applicata a “La Sapienza” di Roma. Dopo un’esperienza ventennale di insegnamento, si è dedicata alla libera professione di psicologa e psicoterapeuta, porgendo particolare attenzione ai problemi dello sviluppo della personalità femminile nella sua espressione individuale e sociale.
Il suo spiccato senso di libertà e il desiderio incessante di conoscere la natura umana in tutte le sue sfumature l’hanno condotta in Australia, in America, in Inghilterra, dove ha approfondito le più recenti tecniche di analisi dei comportamenti consci e inconsci e svolto attività di ricerca e di divulgazione su tematiche sociali.
L’incontro con il tango, durante un viaggio in Argentina nel 1992, segna l’inizio di un interesse che condurrà alla originale intuizione sul significato profondo del tango, espresso in tutte le sue sottili e intime sfumature nel testo "Nostalgia Tradimento Amore. Viaggio all’interno del Tango", nato nei locali di una Buenos Aires non turistica, dove il ballo è vissuto ancora nel suo originario significato di trasformazione del dolore in sentimento vitale.



Rosa UCCI
NOSTALGIA TRADIMENTO AMORE
Viaggio all'interno del Tango
Presentazione di Vincenzo Centorame
[ISBN-978-88-7475-225-6]
Pagg. 176 - € 15,00


mercoledì 22 giugno 2011

Novità: CALUMNIA di Fabrizio Cordoano (Edizioni Tabula fati)

Fabrizio CORDOANO
CALUMNIA
Collezione.Giallo


Un volo da un balcone fin sull’asfalto.
Archiviata come suicidio, la scomparsa di Angelo Virgili non convince la madre, che decide di far condurre a un detective indagini private e più approfondite.
Studioso e appassionato di Storia Romana Antica e insegnante in un liceo della capitale, l’uomo perde la vita alla vigilia di un’importante e rivoluzionaria scoperta, il cui segreto è nascosto in un passato lontano.
I ricordi intensi di Nerone, non più a capo di un Impero corrotto e già decadente, lasciano Roma a bordo di un carro alla volta delle Ville Pompeiane.
È là, dove il profumo degli agrumeti sale e si mischia a quello della risacca, fra resti talvolta ancora intatti di una cultura che non ebbe rivali, che il cerchio infine si chiude, e ricorda che passato e presente non sono che facce diverse di una stessa medaglia d’oro.



Fabrizio Cordoano nasce a Roma nel 1961. Nel 1982 entra nell’Arma dei Carabinieri e presta servizio presso la Legione Lazio. Nel 1984 diventa responsabile del Settore Mercato presso un’azienda telefonica.
Nel 1995 collabora con il 2° reparto della Guardia di Finanza di Roma. Nel 1999 apre un’agenzia investigativa a Pescara dove tuttora svolge la professione di investigatore privato. Nel 2007 è uscito il suo primo romanzo "L’investigatore privato di provincia" (Opera Editrice, Pietranico).


Fabrizio CORDOANO
CALUMNIA
Edizioni Tabula fati
Collezione.Giallo
Copertina di Vincenzo Bosica
[ISBN-978-88-7475-219-5]
Pagg. 96 - € 8,00


sabato 18 giugno 2011

In uscita il nuovo romanzo di Marina Crescenti: È TROPPO SANGUE ANCHE PER ME

L’idea del libro nasce da un documentario, La prostituzione e la Wehrmacht, in cui vengono intervistate le donne ebree sopravvissute alle cosiddette Case delle Bambole (più note come bordelli tedeschi), le quali, dopo la sterilizzazione, furono costrette a prostituirsi con i soldati e ufficiali nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Il titolo deriva da una frase pronunciata da Enrico Maria Salerno nel primo film poliziesco uscito nelle sale italiane nel gennaio del 1972, La Polizia ringrazia.
La storia è costruita con la tecnica soggettiva affidata alla voce narrante del protagonista alle prese con la sua terza indagine, il commissario Lorenzo Narducci della questura di Milano. Che tutti chiamano Luc per una certa somiglianza con Luc Merenda, attore italo-francese che negli anni ‘70 ha girato diversi polizieschi nel ruolo di commissario, da qui la sua prefazione al libro.
Lorenzo Narducci, uomo impulsivo, poliziotto che scava nella sabbia fin quando non arriva all’acqua, padre attento di due gemelle adolescenti, marito che si scopre distratto, in questa terza avventura fatica a conciliare i vari ruoli rischiando di perdere il controllo della situazione. Un personaggio nuovo lo affianca nelle indagini, è un poliziotto di Pescara, Orfeo Di Marcantonio. Con ironia, viene messo a confronto il modo di fare del sud con quello meno espansivo del nord.
Vecchio amico di Luc: “Orfeo, ti riconosco dopo tutto questo tempo?”
“Sono quello con la valigia con lo spago.”
La storia comincia con un omicidio avvenuto a Pescara. Le indagini sono affidate al commissario Narducci a motivo del messaggio a lui dedicato, lasciato dall’assassino sul luogo del delitto. Ma l’omicida fa anche altro: insegue, si traveste, uccide con un bisturi che sembrerebbe risalire all’epoca della guerra. Deposita nel ventre menomato delle vittime una miniatura di Barbie, smembra i corpi, nasconde i macabri ritagli, consegnandoli a chi sa lui. Le ricerche conducono a una certa Sofia Cairoli che ha avuto una storia con i tre ragazzi vittime dei primi omicidi. Ma poi, i delitti prendono altre direzioni e tutto viene rimesso in discussione. La verità sarà chiara solo alla fine, quando Luc e la sua squadra investigativa traggono taluni collegamenti con gli avvenimenti passati che riportano in superficie odi antichi, rancori mai spenti. Nello scorrere del romanzo sono inseriti dei flash, che ripercorrono momenti tragici risalenti alle Joy Divisions (Divisioni della Gioia o Case delle Bambole). L’antefatto permea il romanzo: muove i personaggi, aleggia su interrogatori, analisi, riflessioni. Scioglie il mistero che ogni mossa dell’assassino porta con sé.

mercoledì 4 maggio 2011

Gabriele Smargiassi: Paesaggio con vendemmia all'isola d'Ischia (1845)

L'addio dei giornalisti abruzzesi a Giovanni Verna

All’età di 74 anni è morto questa mattina, all’ospedale di Atri, il giornalista Giovanni Verna, per molti anni Caporedattore della sede Rai regionale. Verna era nato il 20 aprile del 1937 ad Atri dove aveva conseguito la maturità classica; successivamente aveva frequentato la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Padova.
Nel 1954 (a 17 anni) fu nominato corrispondente da Atri del giornale “Il Quotidiano” di Roma: nel 1956 direttore de “Il Gazzettino Atriano”. Nella sua lunga e intensa attività professionale, Verna ha collaborato con “Il Tempo” ed è stato direttore dello storico giornale della Curia teramana “L’Araldo Abruzzese”, collaborando inoltre con il giornale “Azione Sociale”, con “L’Osservatore Romano” e “L’Amico del Popolo”.
Era stato assunto nel 1961 alla Rai, dove ha svolto il praticantato professionale diventando giornalista professionista nel 1973, concludendo la sua attività professionale con la qualifica di caporedattore. Verna ha ricoperto importanti incarichi nel sindacato dei giornalisti della Rai e nell’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana). Autore di diversi libri ha sempre coltivato la sua passione per i libri e per la cultura.
L’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo e il Sindacato dei Giornalisti Abruzzesi in una nota congiunta esprimono “cordoglio per la scomparsa del collega Giovanni Verna, che ha rappresentato e continuerà a rappresentare un modello di riferimento professionale ed etico per i giovani che si avvicinano alla professione giornalistica”.
La camera ardente è stata allestita presso l’obitorio dell’ospedale di Atri; i funerali si terranno domani, alle 15,30, nella chiesa di San Nicola, ad Atri.

Costantino Barbella: Il montagnolo