venerdì 14 dicembre 2012

Recensione: CAOS IPERMETRICO di Giancarlo Giuliani (Edizioni Tabula fati)


Al limite ignoto del dolore, sotto un sole che brucia le parole, / vivo momenti già scritti, attore di un gioco / sconosciuto”: già dall’incipit del poemetto che dà il titolo a questa raccolta, il lettore è chiamato a confrontarsi con un respiro poetico di ampiezza sinfonica, che sviluppa premesse stilistiche già presenti nelle sillogi precedenti dell’autore, ma che apre anche nuove prospettive nella sua poetica.
La poesia di Giancarlo Giuliani è poesia di conoscenza, tentativo di trasmutazione alchemica della realtà alla ricerca del metallo nobile che dia senso e solidità al vissuto — ricerca vana in partenza, e riconosciuta come tale: “non c’è arrivo / previsto, solo nuove partenze, illusione di una possibile fine”. Panta rei, e il Viandante scorre con e nella vita, solo più consapevole della vanità delle cose. È questa la conoscenza.
Ma per arrivarci bisogna aver percorso strade (anche e soprattutto quelle “Ad Inferos” della più trista vita quotidiana, cui è dedicata la parte centrale del libro, con un solo apparente “scarto” stilistico), aver avuto il coraggio di scegliere di fronte a bivii, osato mantenere la direzione anche se sbagliata. Gli ideali e i sogni sono armi a doppio taglio: “Mi chinai un giorno sull’amico a terra / e nel sangue rappreso vidi la vita / futura, cercai con dita tremanti il segno / di un respiro, sentii morire per sempre la gioia”. E il Labirinto, infine, resta la metafora più convincente della nostra esistenza.
Eppure raccontarlo, questo labirinto, è possibile: anche se “Non abbiamo parole per i versi che mancano. / Ciò che ci spinge non è l’illusione del cerchio, / ma la spirale: suggerisce movimento infinito”, tuttavia siamo spinti “a cercare, morire / rinascere nella tensione / a ciò che sta oltre i limiti dell’uomo”.
E, come nell’Anabasi senofontiana, è possibile pensare che un giorno la visione del punto d’arrivo si manifesti (“Thalatta! Thalatta!” è appunto il titolo di una poesia della raccolta), ma il senso dell’esistenza, come spesso ribadiscono i filosofi d’Oriente, è nel cammino. Può tuttavia confortarci l’Arte, e non sarà un caso che accanto alla fede nella parola, si affaccino spesso nella silloge citazioni e riferimenti musicali: la Musica, secondo Schopenhauer, è una delle vie per affrancarci dal dolore di vivere...
Ezra Pound, Dylan Thomas sono sicuri riferimenti letterari dell’autore: il primo proprio per il sinfonismo che ingloba anche il polilinguismo e le citazioni, parte integrante del fluire poetico; il secondo per l’uso di figure e metafore che tentano di forzare il diaframma del visibile con immagini inedite e sorprendenti. Tra l’uno e l’altro, come a completare una Trimurti, la presenza di T. S. Eliot, che a sua volta aveva tentato una peculiare commistione tra musica e poesia.
Ma anche un altro filosofo è sicuramente presente nel substrato culturale e poetico dell’autore: Friedrich Nietzsche, soprattutto quello del Così parlò Zarathustra. E, proprio parafrasando una nota massima del filosofo tedesco, si potrebbe concludere dicendo che solo da un caos ipermetrico si può generare una poesia di conoscenza.

Sandro Naglia


Giancarlo Giuliani
CAOS IPERMETRICO
Tabula Fati, 2012
pp. 56 - Euro 7,00


sabato 8 dicembre 2012

Ultimi incontri del 2012 dell'Università Liberetà "Federico Caffè"


Ultimi incontri del 2012 dell'Università Liberetà "Federico Caffè".

– lunedì 10 dicembre, alle ore 17:00, presso la sala della CGIL in via B.Croce 108, lezione del prof. Luigi Collevecchio sulla storia del Novecento "Riflessioni sulle possibili definizioni del ventesimo secolo",

– mercoledì 12 dicembre, alle ore 17:00, nella sala CGIL, via B.Croce 108, lezione di Giacomo D'Angelo sul tema "Gli abruzzesi e la Grande Guerra. Tra storia e letteratura".

Le lezioni dell'Università riprenderanno nel gennaio 2013.

mercoledì 5 dicembre 2012

Recensione. UN AMORE NELLA BUFERA di Marino Solfanelli (Edizioni Tabula fati)


In tempi di “revisionismi”, interpretazioni storiche “alternative”, “negazionismi” e polemiche sociopolitiche varie, esce questo breve e denso racconto, una delicatissima storia d’amore ambientata, o meglio: intrecciata al convulso momento della Seconda Guerra Mondiale seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, che divise letteralmente l’Italia in due — i protagonisti del libro sono appunto due giovani combattenti che hanno aderito alla Repubblica Sociale.
Il 14 ottobre 2001 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in un discorso tenuto in occasione di una cerimonia sulla Resistenza, ricordò “quei giovani che allora fecero scelte diverse e che le fecero, credendo di servire ugualmente l’onore della propria patria”, innescando asprissime polemiche da parte di coloro che ritennero inaccettabile la sostanziale equiparazione di Resistenti e Repubblichini.
La Storia la scrivono i vincitori: ce lo ha recentemente ricordato, da tutt’altro ambito politico, il bellissimo film di Mario Martone Noi credevamo, tratto dal romanzo di Anna Banti; e una cosa è la Storia, altra gli esseri umani che vi sono dietro, soprattutto i giovani idealisti — di ideali giusti o sbagliati che sembrino. Come giustamente sottolinea la quarta di copertina di questo volumetto: “Una vicenda su cui riflettere, soprattutto da parte di chi con troppa facilità esprime condanne irrevocabili, dimenticando che dietro gli avvenimenti della storia ci sono le vite di uomini e donne che, pur nella diversità dei convincimenti, non possiamo che chiamare fratelli e sorelle”.
L’autore del racconto è chiaramente persona ideologicamente coinvolta nel contesto storico in cui ha ambientato la sua opera; il recensore che scrive — di diversa ideologia — ha tuttavia avuto in famiglia persone che vissero da vicino quel momento. Trovo che questo racconto — innanzitutto di bella scrittura: nitida e di valore letterario — sia utile proprio per intendere “le ragioni degli altri”, e il senso di sconfitta e di amarezza che aleggia nelle pagine è parte integrante del suo fascino.
Ideali e gioventù, fede e fanatismo, Realpolitik e senso dell’onore; la citazione potrà, in questo contesto, sembrare bizzarra, ma mi viene da ripensare alla conclusione del concept album dei Pink Floyd The final cut, incentrato sul secondo conflitto mondiale (e sui conflitti a venire) visti dall’ottica di un orfano di guerra: “E infine capisco / I sentimenti dei pochi / Cenere e diamanti / Nemici e amici / Eravamo alla fine tutti uguali”.
Un piccolo, delicato racconto come questo viene a ricordarcelo.

Sandro Naglia


Marino Solfanelli
UN AMORE NELLA BUFERA
Tabula fati, 2012
[ISBN-978-88-7475-270-6]
pp. 56 - Euro 6,00