Mabel giunge a noi dalle nebbie che avvolgono troppo spesso figure erroneamente giudicate marginali nella letteratura. Marco Tornar ha il dono di cogliere momenti di assoluta bellezza, vite irripetibili, e ce le offre con generosità. Egli sa come far parlare luoghi e oggetti, come essi si carichino di significati, assumano un ruolo emblematico, tale da contribuire a ricreare il mondo in cui i personaggi si muovono. É tutto naturale nei libri di Tornar: lo scialle di Claire, nel precedente libro dedicato a Claire Clairmont ci è divenuto familiare, ne abbiamo percepito l’importanza per la vita interiore della protagonista. Così è anche per gli oggetti che circondano la vita di Mabel.
Il lettore è subito coinvolto dall’incipit, con la raffinata delicatezza dell’amore che nasce tra due ragazze, Mabel e Violet Gli oggetti si caricano di significato, dipingono non solo ambienti, ma indirettamente le persone stesse. C’è poi, immediato, uno stacco temporale di nove anni e, come per inciso, il lettore apprende della morte di Violet e il profumo della Créme Simon, che aveva avvolto gli attimi intensi della scoperta dell’amore, chiude, sigilla, un momento perfetto, reso irripetibile dalla morte.
È così anche per le perle che Mabel dà a Bindo, premessa a un momento drammatico, vissuto sepre in modo che può apparire inatteso al lettore, che ha la sensazione di cogliere indifferenza, e magari se ne ha anche a male. Del resto, anche il matrimonio di Mabel è del tutto, per lei, privo di illusioni: è ben consapevole, infatti, della differenza tra lei ed Edwin, uomo concreto, ben lontano dalla profondità psicologica di Mabel.
Poi, i colori. Tornar è straordinario nel cogliere i colori della natura e delle cose. Basta una notazione per aprire al lettore spazi di pensiero. Così, ecco il “blu Della Robbia”, le figure grigie di Watteau, la descrizione dei damaschi di casa. Ma i potrebbe continuare a lungo.
Tema forte del libro è comunque il tema della memoria: un velo di malinconica nostalgia, pur nella consapevolezza dell’inevitabilità del trascorrere del tempo. Anzi, forse proprio per questo. C’è in Mabel un convincimento profondo del valore della memoria, strumento a tratti salvifico. La capacità di uno sguardo consapevole verso il passato è evidente ad esempio nel ritratto di Elizabeth Mc Leod (p. 50), nel ritorno dell’immagine di Violet (p. 59), in fondo anche nel rapporto tra Mabel e Marcelle, in cui è sempre presente l’ombra della stessa Violet.
Rasenta infine l’estetismo il momento in cui Mabel avverte un forte trasporto per Gino, l’autista, ma una forte componente di estetismo è presente anche nelle modalità con le quali Mabel tenta il suicidio, i pezzi di vetro nei fichi e una bottiglia di laudano. Quasi un libro a sè è l’incontro con la Duse, il cui ritratto è reso in modo assai felice, lontano dalla vulgata derivante dal “Fuoco” dannunziano.
“Dio protegga le donne dai poeti!”, dice a un certo punto l’autore: ma senza l’animo di un poeta come Marco Tornar non ameremmo Claire e Mabel, non avremmo “riconosciuto” la loro vita.
Giancarlo Giuliani
Marco Tornar
Nello specchio di Mabel
Tracce, Pescara 2012
Pag. 168 - Euro 11,00
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